Erano 20 anni che il Brasile aspettava questo nuovo summit sullo sviluppo sostenibile, alla fine c'è stato, ma non ha risposto alle aspettative di molti. Infatti, dopo Durban, anche Rio+20 sembra essersi rivelato un nuovo fallimento per quanto riguarda la gestione degli Stati riguardanti ambiente e sviluppo.
Non c'è stato bisogno di aspettare la conclusione dell'incontro tra i rappresentanti dei vari paesi e le associazioni ambientaliste, che già quest'ultime nei giorni scorsi avevano proclamato il fallimento del summit. Nella conferenza precedente all'inizio dei lavori e dedicata alla stesura degli obiettivi di cui discutere, non ci sono stati né obiettivi e né impegni da dover rispettare. Ciò che è uscito fuori da una settimana di discussioni è stato soltanto la stesura di alcuni buoni consigli che i grandi della Terra hanno voluto evidenziare per poter continuare a credere in uno sviluppo sostenibile. Ma questo e niente più, nulla di concreto e nulla di nuovo.
A Rio erano presenti circa 200 tra associazioni ambientaliste e organizzazioni sociali, che contavano circa 30mila persone che hanno manifestato contro il fallimento, dando vita ad un controsummit chiamato la Cupola dei popoli che ha cercato di presentare un testo alternativo a quello discusso dai vari paesi. Un modo per cercare di recuperare ad un totale disastro, tanto da aver portato molti a denominare la conferenza Rio-20.
A Rio erano presenti circa 200 tra associazioni ambientaliste e organizzazioni sociali, che contavano circa 30mila persone che hanno manifestato contro il fallimento, dando vita ad un controsummit chiamato la Cupola dei popoli che ha cercato di presentare un testo alternativo a quello discusso dai vari paesi. Un modo per cercare di recuperare ad un totale disastro, tanto da aver portato molti a denominare la conferenza Rio-20.
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