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30/04/12

Albergo a cinque foglie


Non è uno scherzo se qualcuno vi consiglia un albergo a cinque foglie verdi, anziché uno a cinque stelle. Infatti negli ultimi tempi si può e si deve scegliere un alloggio in base al suo impatto ambientale e alla sua sostenibilità. Questo è il risultato di un ambizioso progetto portato avanti da LifeGate, il network di comunicazione che si occupa di promuovere un migliore stile di vita dell'uomo nell'ambiente che lo circonda.

Con questo nuovo progetto, ogni singolo albergo o anche un'intera struttura, possono migliorare le proprie prestazioni in funzione ambientale, grazie a una valutazione che si basa su cinque settori fondamentali: acqua, energia, rifiuti, acquisti e comportamenti. Analizzando questi ambiti, vengono assegnate un determinato numero di foglie, che rispecchiano il carattere sostenibile dell'albergo. 
A tal proposito è stato creato un servizio apposito che si chiama Stay for the planet, in cui è possibile registrarsi, compilare il questionario e ricevere costantemente consigli su come migliorare il proprio albergo. Addirittura c'è uno spazio dedicato all'acquisto di materiali sostenibili, con i conseguenti fornitori e dei corsi di formazione appositi per direttori e staff. 

Tutto ciò è stato creato per rispondere all'esigenza di quelle numerose persone che anche quando sono in vacanza, cercano di rispettare e aiutare l'ambiente, nonché loro stessi. Questo può considerarsi  come un bene anche per l'albergo o la struttura, la quale migliorando piccoli dettagli, può risparmiare su numerosi aspetti, guadagnando molto anche dal punto di vista dell'immagine.

24/04/12

Tema: la raccolta differenziata



La raccolta differenziata è diventata un'abitudine quotidiana, anche se ha ancora molta strada da fare nel nostro Paese. Infatti non in tutte le città  viene svolto tale servizio e anche se le modalità di svolgimento e le finalità differiscono da regione a regione.
Ma cos'è e come si svolge? 

La raccolta differenziata è quel processo di raccolta, attraverso il quale i cittadini distinguono le varie tipologie di rifiuti che vengono poi inseriti in appositi contenitori. Questo processo fa si che si  che alcuni di essi possano riutilizzare questi stessi materiali attraverso il riciclo. In questo modo vengono apportati dei benefici sia all'ambiente, in quanto si diminuirebbe l'inquinamento e soprattutto perché si potrebbero avere dei risparmi anche in termini di energia e di materie prime.
Elemento fondamentale della raccolta differenziata è sicuramente l'uso di contenitori appositi per i vari materiali. Questi ultimi vengono divisi in:

  • carta
  • plastica
  • alluminio
  • organico
  • rifiuti di imballaggi
  • plastiche molli
  • tipi di carta non riciclabili.
Le modalità in cui viene svolta è sostanzialmente di due tipologie alle quali ne viene affiancata, negli ultimi tempi, anche una terza.
La prima è quella dei famosi contenitori o cassonetti che hanno un colore diverso in base ai materiali a cui sono destinati. A livello europeo esistono dei colori standard per tutti i Paesi dell'Unione, ma in Italia non viene seguito e la scelta dei colori è a discrezione del comune oppure dell'azienda che fornisce i contenitori.
Poi c'è il porta a porta, in cui alcuni addetti al servizio si preoccupano di effettuare un servizio a domicilio. E infine la raccolta multimateriale, in cui è possibile abbinare alcuni prodotti, per una questione di comodità, che sono poi facilmente separabili.

In molti ancora oggi fanno ancora confusione su come dividere i materiali nei vari contenitori, ed è per questo che sono sempre più diffusi materiali informativi a riguardo, sul funzionamento e le finalità di tale processo. Infatti, la raccolta differenziata sembra essere uno degli obiettivi fondamentali per le associazioni ambientali, ma anche per le amministrazioni pubbliche.

19/04/12

Protocollo di Kyoto




Abbiamo sentito parlare del protocollo di Kyoto negli ultimi tempi, sia in relazione alle notizie riguardanti i risultati per la produzione di energia solare in Italia, sia per quanto riguardava la conferenza di Durban di qualche mese fa. Bisogna adesso fare chiarezza sulla sua funzione e sui suoi obiettivi.

Il protocollo di Kyoto è un tratta in materia di riscaldamento ambientale, che venne sottoscritta da 160 nel 1997 durante la Conferenza delle parti sul clima, ovvero i paesi industrializzati che hanno aderito alla Convenzione Quadro. Ma il tratta entrò in vigore soltanto nel 2005, quando si ebbe l'adesione del 55% degli stati che avevano stipulato qualche anno prima l'accordo. L'obiettivo fondamentale che si pone il protocollo e i paesi aderenti è quello di ridurre le emissioni di CO2 o comunque di tutti quei gas che sono la causa dell'effetto serra in una percentuale che viene stabilita da ciascun paese. Viene preso come punto di riferimento le emissioni relative al 1990, considerato anno base, da rapportare inizialmente al periodo 2008-2012. Ciò che caratterizza il protocollo è una serie di meccanismi flessibili, cioè quei meccanismi che tendono a massimizzare le riduzioni a parità di investimento. Infatti una delle parti più importanti del protocollo riguarda l'utilizzo da parte dei paesi aderenti di questi meccanismi attraverso i quali acquisire crediti di emissioni: Clean Development Mechanism, Joint Implementation e Emission Trading. L'Unione Europea ha stabilito una soglia di riduzione dell'8%, mentre l'Italia si è impeganta per un 6,5%. Da questi accordi risultano fuori alcuni tra i paesi più industrializzati del pianeta, tra cui gli USA che non hanno firmato gli accordi per paura di intaccare la propria economia, così come l'Australia.

Nell'ultima conferenza di Durban c'è stata una modifica all'intero protocollo, che vede nuovi obiettivi da raggiungere nel 2020. Modifica che si è ritenuta necessaria soprattutto dopo la rilevazione dei dati che non sono stati del tutto confortanti. Infatti le emissioni di gas inquinanti sono in continuo aumento, nonostante risultati positivi che si possono registrare in alcuni paesi. Ma i singoli casi non riescono a migliorare l'intera situazione globale, soprattutto quando paesi come gli USA e la Cina e da qualche mese anche il Canada, che sono i maggiori produttori di CO2, non hanno firmato il protocollo.

17/04/12

Solare in Italia. A che punto siamo?





330mila impianti e circa il 6% dell'energia totale dell'intero paese. Sono i dati che si riferisco all'uso dell'energia solare in Italia. E secondo alcuni rapporti, il nostro paese sembrerebbe essere secondo sola alla Germania e quindi avvicinarsi a quelli che erano gli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto per quanto riguarda le emissioni dei gas-serra.

E' dal 2010 che in Italia sta prendendo piede sempre più la questione del fotovoltaico è iniziata a diventare cruciale, portando numerose aziende, infrastrutture, ma anche semplici cittadini ad utilizzare la propria abitazione come fonte produttrice di energia. I costi di tale operazione sin dall'inizio hanno subito una riduzione grazie soprattutto agli incentivi statali. Ma anche questi nei prossimi anni potrebbe scomparire del tutto. Infatti l'espansione delle strutture solari ha portato ad una conseguente diminuzione del prezzo stesso. Addirittura si pensa che tra qualche anno saranno totalmente economici in modo da poter essere accessibili a tutti.

I dati sono stati raccolti e analizzati dal Kyoto Club, un'organizzazione no-profit che dal 1999 si occupa appunti di capire quanto ci si stia allontanando o avvicinando agli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Ciò viene fatto anche attraverso la promozione, sensibilizzazione e formazione sull'utilizzo delle rinnovabili e della mobilità sostenibile.
Dati sicuramente confortanti, considerando che tutto questo ha comportato un aumento del 25% di energia solare che copre il fabbisogno energetico domestico sul solo territorio italiano, ma i benefici si sono avuti a che su scala mondiale. Questo sta portando inoltre alla creazione di numerose aziende che operano appositamente nel settore della produzione di energia solare e che hanno dato vita a dei veri e proprio distretti industriali verdi.

15/04/12

Eolico e Regno Unito




Mentre nel mondo si cerca di promuovere e utilizzare il più possibile le energie rinnovabili, un paese cerca invece di fermare questo sviluppo. Il paese in questione, tra i più influenti al mondo, è il Regno Unito, che da qualche tempo ha avviato una campagna quasi al contrario per quanto riguarda le rinnovabili, in particolare dell'eolico o wind farm.

L'iniziativa è partita proprio dal governo britannico, che ha lanciato la proposta per l'abolizione delle turbine eoliche, considerate troppo costose per la popolazione soprattutto in questi tempi di crisi. Quindi il provvedimento dovrebbe essere diretto a diminuire i costi dei finanziamenti alle turbine, che fino ad ora secondo molti, non avrebbe prodotto i risultati sperati. Ciò a causa soprattutto delle poco favorevoli posizioni che non permettevano una buona produzione di energia. Ovviamente questo provvedimento ha suscitato numerose polemiche nel Regno Unito, soprattutto di coloro contrari al provvedimento.

All'interno di questo dibattito si è riusciti però a produrre qualcosa di buono. Infatti, se da un lato vengono ridotti i finanziamenti alle turbine eoliche, dall'altro si cerca di incentivare invece lo sviluppo delle microturbine eoliche. Queste fanno parte di quella nuova microgenerazione di nuove tecnologie per la produzione di energia, su cui si sta cercando di puntare. Ciò porterà con sé anche una nuova apertura per quanto riguarda il rilascio dei permessi urbanistici.
L'utilizzo di queste microturbine porterà ad un mercato molto più ampio, in quanto il loro utilizzo avviene su scala domestica e quindi facilmente attuabili e con costi un po' più contenuti da parte dei singoli cittadini.

12/04/12

L'utilità degli imballaggi




Qualche tempo fa si è svolta a Milano l'esposizione delle imprese di Ipack Ima, in cui sono state esposte alcune tra le più importanti novità nel settore degli imballaggi. Circa 1.300 espositori provenienti da 35 Paesi. Un evento che ha avuto successo sia tra visitatori e curiosi, sia tra le aziende interessate alle ultime novità del packaging. Ciò proprio proprio in un periodo in cui si sta di nuovo riproponendo il problema degli imballaggio e di come ridurre il loro impatto ambientale.

Imballare, impacchettare un qualsiasi oggetto, anche solo per un regalo, significa aumentare esponenzialmente l'impatto ambientale che i materiali posso avere. Senza dimenticare le vaste zone che vengono continuamente disboscate e che addirittura vengono acquisite dalle stesse società di packaging. Numerosi sono anche i casi in cui le aziende non hanno un occhio di riguardo per quanto riguarda la sostenibilità, registrando casi di sfruttamento del personale. Più aumenta la domanda di packaging, più aumenta il danno all'ambiente e non solo.

Sicuramente è una pratica di cui non si può fare a meno e con cui conviviamo tutti i giorni. Quindi bisogna ricorrere ai ripari e trasmettere questa nuova sensibilità nei confronti del packaging, è ciò che si vuole trasmettere.
Si vuole diffondere una nuova concezione di questo processo e dei materiali che vengono utilizzati. Infatti, ciò a cui si punta in particolare dopo l'esposizione dell'Ipack Ima, è quello di poter utilizzare i materiali del packaging in modo più utile per l'ambiente e per l'uomo stesso. Quindi più materiali riciclabili, almeno due su tre, e più materiali recuperabili. Tutto grazie all'aiuto di nuove macchine e soprattutto alle richieste che paesi, come quelli africani, chiedono da tempo per cercare di porre un freno agli enormi sprechi del packaging.

01/04/12

I cellulari? Ricicliamoli!




E' di uso comune, quando un telefono non lo si usa più, di lasciarlo nel cassetto oppure di buttarlo. Raramente si riporta indietro in un negozio. Questa purtroppo risulta essere una cattiva abitudine, per il riciclo dei materiali stessi e quindi anche per una questione di inquinamento ambientale.

Recenti ricerche hanno reso noto come solo l'1% dei telefonini in disuso viene riciclato, mentre tutto il resto viene gettato. Uno spreco questo che a lungo andare potrebbe far sentire i suoi effetti nel tempo.
A tal proposito è stata istituita un'associazione di industrie che negli ultimi tempi si sta specializzando in questo nuovo genere del riciclo. La Device Renewal Forum, questo il nome dell'associazione, ha spiegato che parti coma la fotocamera, il display e la batteria, se tenuti in buono condizioni, possono essere riciclate e continuate ad essere utilizzate. In tale modo anche il costo dei nuovi dispositivi potrebbe essere inferiore, addirittura del 50%. Per non parlare del risparmio, sia in termini di energia e sia sui materiali stessi. Una soluzione che si rivelerebbe utile in una zona, come quella europea, in cui vengono gettati circa 160 milioni di telefonini inutilizzabili.

Ma ancora tutto questo sembra essere in alto mare. Molte sono state le attività di sensibilizzazione su questa tematica, visto anche l'alto numero di cellulari che circolano al giorno d'oggi e che continuamente rinnoviamo. Soprattutto si punta sul motto "Il miglior riciclo è il riutilizzo". Ma le risposte sono ancora troppo poco.