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29/12/11

Salviamo l'ambiente con un'app.


L'educazione all'ambiente è un aspetto fondamentale, che il più delle volte si cerca di imprimere e di tramandare sin da piccoli. Giochi e attività legate alle tematiche ambientali e alla loro prevenzione, il più delle volte vengono costantemente introdotte nelle scuole, partendo da una sensibilizzazione dal basso, dai più piccoli.
Ma col passare del tempo, alcune esigenze sono cambiate. E per venire incontro a tutto questo, e grazie alle nuove tecnologie, molto del lavoro di informazione e di sensibilizzazione è cambiato.

Nascono così le applicazioni, o le app come i gli smanettoni amano definirle, che sono tutte e sempre più green. In principio erano solo applicazioni per l'iPhone, ma inseguito anche Android si è attrezzato.
Con l'iPhone, infatti si possono scaricare vari applicazioni che permettono di aiutare nella raccolta differenziata e che forniscono informazioni utili per l'ambiente e la prevenzione. Ma la particolarità di alcune di esse è che, anche se non riguardano direttamente l'ambiente, servono in ogni caso a ridurre il consumo di carta, come ad esempio GreenCard che permette di creare dei biglietti da visita virtuali, anziché di carta, oppure ACTPrinter che permette di inviare file direttamente dal proprio telefono al computer. Queste iniziative riguardano anche lo svago dei più piccoli. Infatti da qualche tempo è disponibile un gioco per iPhone che permette di insegnare ai più piccoli a fare la differenziata. Il protagoonista del gioco è Messer Viro, e bisogna aiutarlo a fare la scelta giusta nel momento di gettare i rifiuti.
Android di certo non è stato a guardare. Recentemente è stata stilata una classifica delle applicazioni che il sistema operativo mobile di Google ha ideato negli ultimi tempi. E di certo non mancano: un dizionario dei rifiuti, elenchi di mezzi pubblici che rispettano l'ambiente e informazioni varie per i consumatori, che possono tenere sotto controllo anche la qualità dell'aria.

Si può parlare quindi di un'informazione pervasiva, che di giorno in giorno riesce a raggiungere tutti gli strati della società, in qualsiasi forma e contenuto. Anche se spesso in molti si chiedono se tutto questo possa avere veramente un effetto sulla sensibilità delle persone. Le basi ci sono tutte e continuano ogni giorno a migliorare, ma gli effetti si potranno vedere solo nel tempo.

18/12/11

Tema: noi e l'ambiente






Forse quello che più di ogni altra cosa bisognerebbe dire ai cittadini è che anche loro, nel loro piccolo posso aiutare l'ambiente. Quando si parla di aiutare l'ambiente con le energie rinnovabili, non ci si riferisce solo alle grandi aziende e ad imprese statali. Ma negli ultimi tempi, grandi organizzazioni in campo green cercano di puntare soprattutto sul privato, sul singolo cittadino. Certamente non risolveranno il problema ambientale da soli, ma potranno aiutare ad incrementare in qualche modo la produzione di CO2, evitando di sprecare energia inutile.

Cosa si vorrebbe chiedere ai cittadini? Mettere a disposizione la propria casa, il loro tetto nello specifico, come fonte di produzione di energia.
Una delle società più importanti in questo settore, ha cercato una strategia alternativa. Si tratta di Enerventi, che da anni progetta impianti fotovoltaici sia per le imprese che per i privati. Il suo ambizioso progetto è quello di impiantare degli impianti fotovoltaici sulle abitazioni dei privati, attraverso la tecnica del comodato d'uso. Si affittano i tetti delle case per l'impianto e gli “affittuari” avranno degli sconti che potrebbero arrivare fino al 50%, il tutto con una durata di 20 anni. Dopodiché, l'impianto può rimanere agli stessi proprietari del tetto, oppure essere restituiti.
Il progetto si basa sugli incentivi che l'azienda di energia può ottenere. Fino ad ora è stato attuato soltanto in alcune regioni del sud, Marche e Puglia, con una buona adesione da parte dei cittadini e si sta aspettando in via libera anche per la Sicilia e la Sardegna.
Ovviamente la scelta iniziale di queste regioni non è casuale. Si è voluto iniziare proprio dal sud, soprattutto per la posizione molto più favorita da sole, rispetto al resto d'Italia. Anche se non sono escluse possibilità di espandere il progetto anche nelle regioni del nord, dove però in molto sono scettici per quanto riguarda gli incentivi da parte delle banche.

Scetticismi a parte, i buoni presupposti ci sono, viste anche le numerose adesioni. Ma aldilà dei numeri, bisogna porre l'attenzione sulla presa di coscienza dei cittadini che dimostrano di non essere diffidenti a queste tematiche. Infatti, non si tratta soltanto di risparmiare qualche euro sulla propria bolletta, ma si va ben oltre. Offrire la propria cosa, come una sorta di piccola centrale elettrica, significa dare inizio ad una piccola rivoluzione che parte proprio dal basso.

16/12/11

Durban, chiusura e fallimento



Qualche settimana fa avevamo scritto dell'apertura dei lavori alla conferenza di Durban, la tanto citata CO17, che quest'anno si è tenuta in Sud Africa. Domenica 11 dicembre si sono chiusi i lavori, con due giorni di proroga rispetto al programma iniziale. Ma dopo quindici giorni di discussioni e di confronto, i risultati hanno delusi non solo gli ambientalisti, ma anche coloro che si aspettavano un vero e proprio cambiamento dopo la conferenza. Vediamo nel dettaglio cos'è successo in questi giorni.

I presupposti sembravano dei migliori: raggiungere entro il 2015 gli accordi del protocollo di Kyoto, aiutare i paesi più vulnerabili, ridurre le emissioni di CO2 in particolare dai paesi più industrializzati, stabilire degli accordi per quanto riguarda il Fondo Verde per il Clima. Alcuni di questi punti sono stati affrontati in modo molto superficiale, nonostante l'urgenza che era stata chiesta dagli ambientalisti e dai paesi più in difficoltà.

Per quanto riguarda il protocollo di Kyoto, è stato creato un protocollo 2 di Kyoto in cui non prenderanno parte Stati Uniti, Brasile, India e Cina. Nel nuovo protocollo si dovranno raggiungere nuovi accordi entro il 2015 che saranno attuati addirittura nel 2020. Anche se da quest'accordo mancavano ancora le adesioni di paesi come il Canada, il Giappone e la Russia. Proprio in questi ultimi giorni, il Canada ha annunciato il ritiro dal protocollo per alcuni ritardi nella presentazione dell'adesione alle condizioni dei nuovi accordi. Quindi tutto il nord-america si trova fuori dal nuovo protocollo di Kyoto.

Le poche certezze si hanno avuto per quanto riguarda il fondo monetario comune, in cui si è stabilito che i paesi che hanno sottoscritto l'accordo, verseranno 100mila dollari ogni anno fino al 2020. Ma oltre questo il nulla.

In molti hanno definito questi quindici giorni come un completo fallimento, in cui non è uscita nessuna certezza. Né riguardo i paesi più poveri e più soggetti ai cambiamenti climatici, né riguardo le emissioni di CO2. Si sono creati solo ipotetici accordi a lungo termine e gli ambientalisti si chiedono, cosa possa succedere nel frattempo.

11/12/11

Tema: l'Italia e le energie rinnovabili



Le energie alternative, rappresenterebbero il miglior modo che il nostro paese ha per far fronte al fabbisogno energetico e soprattutto il modo migliore per preservare l'ambiente. Quello di oggi e quello delle generazioni future.

È noto come l'Italia sia in una posizione favorevole geograficamente per poter sfruttare questo tipo di energie. Abbiamo i mari, la montagna, il sole per gran parte dell'anno e di conseguenza anche un buon clima. Ma nonostante questo, ci troviamo indietro rispetto ad alcuni paesi per quanto riguarda le rinnovabili.
Addirittura nei mesi scorsi si era chiesto a noi italiani di votare pro o contro il nucleare, ma il voto contrario è stato quanto mai schiacciate. A dimostrazione di come in Italia ci sia la volontà di incentivare e di sfruttare al meglio le energie in nostro possesso, ma spesso non le si usano al meglio. Ciò è dovuta anche una questione di legislazione, che ancora oggi non permette una giusta distribuzione delle energie rinnovabile e soprattutto non ha stabilito fondi adeguati per la loro attuazione

È abbastanza noto come negli anni precedenti, l'Italia avesse investito moltissimo sulle rinnovabili, in particolare prima degli anni '60. Ma col passare del tempo, le richieste di energia sono aumentate e spesso non si riesce a soddisfare i bisogni dell'intera popolazione. Un aspetto positivo in tutta questa situazione c'è. Infatti, mentre inizialmente venivano usati in larga misura impianti di produzione idroelettrico, col passare degli anni sono stati aggiunti anche altri sistemi, come eolico, fotovoltaico e combustione da biomassa. Questo ha fatto dell'Italia uno dei paesi che riesce a produrre una buona percentuale dell'intero fabbisogno energetico, anche se facciamo ancora largo riferimento ai paesi confinanti per quanto riguarda l'energia. Le regioni che producono di più nel nostro paese sono la Lombardia e il Trentino Alto Adige, che riescono a raggiungere in media il 15% del fabbisogno nazionale. Mentre le altre regioni sono al di sotto del 10%.

Nonostante ciò però in molti non vedono le rinnovabili come una possibile soluzione. Molti sostengono che spesso ci sia discordanza tra le fonti rinnovabili e i principi di sostenibilità. Come nel caso dell'utilizzo di alcune dighe, che ha scatenato le ire degli ambientalisti. Le polemiche sono insorte anche intorno agli accumulatori di energia, che in ogni caso vengono prodotti con materiali inquinanti.
In tutto questo non bisogna dimenticare che in Italia, moltissimi cittadini hanno iniziati ad impiantare sistemi di energia rinnovabili nelle proprie abitazioni. Questo fatto denota come non solo si possa ridurre l'intero consumo di energia generale, ma anche di come gli italiani siano sensibili a questa tematica e cercano di fare la loro parte.

04/12/11

Tema: L'Ambiente che ci circonda

L'ambiente che circonda soffre. Lo si vede dal cambiamento climatico, anche un po' da come sono cambiate alcune nostre piccoli abitudini quotidiane. Gli avvertimenti da parte di molti associazioni e da parte di organismi internazionali, sono moltissime per cercare di prevenire i danni per noi oggi e per le generazioni future.

Si cerca di dimezzare l'uso di pesticidi, di sostanze inquinanti per cercare di preservare il terreno agricolo, ma anche per poter usufruire di cibo sano e genuino, che al giorno d'oggi sembra sempre di più un miraggio.


Incentivare la popolazione nella raccolta differenziata. Ma spesso questo provvedimento viene ostacolato dalle istituzioni stesse, in particolare se sono delle istituzioni locali. Attuare la raccolta differenziata concerne dei costi, a volte molto elevati e spesso si considera questo tema come un qualcosa di secondario o addirittura di inutile. Sono pochi i cittadini che decidono in tutta autonomia a portare avanti la separazione dei rifiuti se non c'è un supporto da parte di un'istituzione.

Queste sono tematiche più alla portata di tutti, più semplici e che un po' tutti possono contribuire ad incentivare. Ma ci sono altre tematiche ben più grandi, su cui i cittadini possono fare ben poco, se non esprimere la loro opinione, come ad esempio le energie rinnovabili. Negli ultimi mesi se n'è discusso molto, in particolare per l'introduzione nel nostro paese del nucleare, che ci permetterebbe di avere un'autosufficienza energetica senza appellarci ai paesi vicini. Ma gli italiani hanno detto no, reduci dal lontano referendum di vent'anni fa e soprattutto dall'ultima tragedia avvenuta in Giappone.

Quello che chiedono gli italiani è infatti di poter attuare energie rinnovabili e alternative, di cui il nostro paese potrebbe usufruire vista la posizione geografica e la conformità del territorio. Per rinnovabili si intende energie quali il fotovoltaico, l'eolico, il solare. Certo impianti per la loro attuazione hanno costi molto elevati, ma di certo non superiori a quelli che potrebbero essere i costi del nucleare. Ed è per questo che molte associazioni alzano la voce e puntano il dito contro quelle istituzioni che da sempre hanno sostenuto il nucleare e continuano a farlo.

Un primo passo di una cittadinanza consapevole, che conosce i rischi e i pericoli di determinati atteggiamenti. Appunto una consapevolezza che rappresenta un piccolo passo avanti per la salvaguardia del nostro territorio e dell'ambiente.

02/12/11

Sostenibilità e sviluppo sostenibile. Facciamo il punto.





I concetti di sostenibilità e di sviluppo sostenibile forse sono meno trattati rispetto agli altri grandi argomenti riferito all'ambiente e alla green economy e di conseguenza sono poco conosciuti. Ma è fondamentale il loro apporto al giorno d'oggi, per numerosissime aziende che intendono agire verso una salvaguardia non solo economica, ma anche sociale ed ambientale.

Si iniziò a parlare di sviluppo sostenibile nel 1972, dove in una conferenza dell'ONU a Stoccolma, si concentrò l'attenzione non solo su questioni sociali, ma a queste si volle affiancare un tema fondamentale come quello dell'ambiente. Preservare l'ambiente per il presente, ma anche e soprattutto per le generazioni future.

Nel 1987, viene stilato il rapporto Brundtland dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, che sancisce il concetto di sviluppo sostenibile. Famosissima la definizione che ne venne data e che è rimasta alla base di questo concetto: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.
Nel '92, con la conferenza di Rio de Janeiro, vennero confermati i contributi di Stoccolma, con l'aggiunta di nuovi elementi, come l'innovazione tecnologie e la minimizzazione delle materie prime.
Fino agli anni 2000, con il VI piano d'azione dell'Unione Europea, che si impegna a raggiungere alcuni obiettivi nel 2010. tali obiettivi sono, il cambiamento climatico, preservare la natura e la biodiversità, l'ambiente e la salute e l'uso sostenibile delle risorse naturali e la gestione dei rifiuti.
Rientra in quest'elenco anche il protocollo di Kyoto del 1997.

Tutto questo percorso per giungere ad uno sviluppo durevole, che possa garantire un futuro migliore alle generazioni prossime. La peculiarità di tutto ciò sta appunto nel conciliare l'aspetto ambientale con l'aspetto sociale. Integrare povertà, diritti umani e salute, con la conservazione delle risorse naturali e dell'intero ecosistema. Il tutto con un apporta anche da parte dell'economia, in cui questi due sistemi si intreccerebbero. Ed è proprio da qui che si inizia a parlare di sostenibilità, in senso forte distinguendo il termine dal precedente sviluppo sostenibile. Anche se quest'ultimo aspetto è quello che più è stato sottoposto a critiche da parte dei più illustri economisti del nostro tempo, che considerano il tutto un'enorme contraddizione.

30/11/11

Energie rinnovabili. Quali, come e perché.



Energie rinnovabili, ma anche sinonimi come energie sostenibili ed energie alternative. Sono questi i nomi con cui si indicano tutte quelle energie che al giorno d'oggi non sono esauribili e quindi possono essere riutilizzate. A differenza del carbone, del gas e del petrolio, che oramai sono in esaurimento. Inoltre rientrano perfettamente in quel nuovo concetto di economia che si sta diffondendo in questi ultimi anni, appunto la green economy. Tra le energie che possono essere annoverate in questa categoria abbiamo, l'energia solare, idroelettrica, eolica, geotermica e marina.

Analizziamo i punti più importanti per ognuna di esse:
  • Energia idroelettrica. È la forma di energia rinnovabile più classica, in quanto è in uso già dalla prima rivoluzione industriale e che ricavano energia da masse di acqua in movimento. E sicuramente l'acqua è una fonte che difficilmente finirà e soprattutto può essere utilizzata un numero infinito di volte.
  • Energie geotermiche. Così come quella idroelettrica è l'energia rinnovabile più classica. Utilizza il calore proveniente direttamente dalla terra, in cui vi sono elementi che generano calore come l'uranio, il torio e il potassio.
  • Energia marina. Energia proveniente dal mare e dagli oceani e viene catturata attraverso alcune dinamiche, come le tecniche fluidodinamiche e gradiente.
  • Energia solare. Proviene da una delle fonti sulle quali si basano moltissime delle tecniche di economia sostenibile e soprattutto green, il sole. Inoltre da esso dipendono anche la maggior parte delle altre energie alternative o comunque sono incentivate da esso. Viene usato sia per la produzione di energia elettrica, sia per la produzione di calore. Le tecniche utilizzate e più diffuse sono i pannelli solari termici, i pannelli fotovoltaici che producono essenzialmente elettricità e che vengono utilizzati spesso anche dai singoli cittadini e i pannelli solari a concentrazione.
  • Energia eolica. Prodotta catturando la forza del vento, attraverso l'utilizzo di impianti appositi. Tali impianti sono caratterizzati dal posizionamento delle assi, che possono essere verticali che non tengono conto della direzione del vento, e quelli orizzontali, che vengono orientati in base alla direzione del vento.

In queste tipologie di fonti rinnovabili, in un certo senso viene affidato il nostro futuro. Le fonti, quali i combustibili fossili o il gas sono in esaurimento, visto l'alto utilizzo che l'uomo che ne ha fatto negli ultimi anni. Adesso si cerca di guardare a queste nuove fonti, non solo in una prospettiva di consumo presente e futuro, ma anche e soprattutto in una prospettiva di salvaguardia dell'ambiente. Tali tecniche di produzione di energia e di calore permetterebbero infatti di utilizzare energia naturalmente e preservando la natura.

29/11/11

Cos'è la Green Economy?


Oramai si parla solo di green economy quasi quotidianamente, ma non tutti riescono a darne una definizione precisa o difficilmente si riesce a darne una spiegazione coerente. A parlare di green economy, adottandola quasi come un'attività politica vera è propria, è stato Barack Obama per dare un'incentivo alla ripresa economica e ambientale. Da qui è stata presa come esempio da moltissimi governi in tutto il mondo, ma anche da singole aziende ed organizzazioni. Infatti, quest'ultime hanno intrapreso questa strada non più come un spesa in più, ma come un modo per creare bussines.

La green economy, letteralmente economia verde, indica quell'ambito dell'economia in cui l'impatto ambientale viene ridotto al minimo. Un ruolo fondamentale all'interno di questo nuovo modo di fare economia, è l'utilizzo di energie rinnovabili come l'eolico, le biomasse e il fotovoltaico. In tutto questo, si richiedono nuove professioni, con particolari formazioni che concernono l'uso di particolari tecnologie. I settori interessati sono vari, dall'agricoltura all'architettura, dai detersivi all'abbigliamento.

Al giorno d'oggi la green economy non riguarda solo grosse aziende e capi di stato, ma anche il singolo può contribuire ad incrementarla. Sono sempre di più le iniziative da parte dei cittadini che decidono di produrre energia propria attraverso l'uso di pannelli solari, ma anche di semplici azioni quotidiane. Fare la raccolta differenziata, utilizzare prodotti ecologici, risparmiare energia e ridurre il consumo d'acqua, sono solo alcune delle azioni e piccoli accorgimenti che fanno parte di un sistema ben più grande, appunto quello della green economy.

28/11/11

Durban 2011, la conferenza sul clima.





Questo è il quattordicesimo anno dall'attuazione del protocollo di Kyoto, il trattato internazionale riguardante l'ambiente e in occasione dell'avvio della conferenza di Durban, in Sud Africa, iniziata proprio oggi, si deciderà su un suo possibile rinnovo fino al 2020. Questo è molti altri temi saranno affrontati nel COP17, la diciassettesima conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici che riguardano la nostra terra. 200 paesi che saranno impegnati fino al 9 dicembre.

Appunto la scadenza del protocollo di Kyoto sarà al centro del dibattito. Infatti la riduzione degli elementi inquinati sembra non aver raggiunto i propositi del 1997, anno in cui venne stilato il trattato. Motivo per cui si vorrebbe prorogare la scadenza ancora per qualche anno o in alternativa sostituirlo con un altro accordo.
La seconda tematica che sarà affrontata in questi giorni, sarà quella del Fondo verde per il clima. Un fondo internazionale che dovrà sostenere i paesi in via di sviluppo e che ad oggi conta circa 100 miliardi di dollari. Ovviamente si dovrà decidere chi dovrà prendere la guida di tutto ciò per investire nello sviluppo sostenibile e nelle nuove economie green. Ma si affronteranno anche altri temi come la deforestazione, l'utilizzo di nuove tecnologie green e soprattutto si dovrà cercare un accordo tra tutti i paesi riguardo all'emissione di CO2.

Non poteva mancare in quest'occasione anche il messaggio di Greenpeace, l'associazione ambientalista non governativa e ambientalista che da circa quarant'anni lotta per salvaguardare l'ambiente. In un messaggio evidenziano la necessità di abbandonare la nostra dipendenza dai combustibili fossili ed attuare azioni concrete sull'ambiente. Il portavoce dell'associazione, Tove Ryding durante il suo messaggio all'apertura dei lavoro ha portato sul tavolo delle Nazioni Uniti alcuni punti fondamentali su cui concetrarsi:
• Assicurare un picco globale delle emissioni entro il 2015.
• Riduzione delle emissioni: colmare il divario tra politica e scienza.
• Assicurarsi che il protocollo di Kyoto continui e fornire un mandato per uno strumento globale giuridicamente vincolante.
• Stabilire un accordo finanziario sul clima.
• Istituire un quadro per la Protezione delle foreste nei Paesi in via di sviluppo.
• Rispondere alle esigenze dei paesi più vulnerabili.
• Assicurarsi la tecnologia e la cooperazione globale sull'Energy Finance.
• Assicurarsi la trasparenza nella valutazione e nel monitoraggio degli impegni e delle azioni a livello internazionale.
• Assicurare la partecipazione, la trasparenza, la democrazia nell'UNFCCC (United Nation Framework Convention on Climate Change).

Bisognerà aspettare quindi la fine della conferenza per cercare di capire come il mondo intere vorrà muoversi in una direzione nuova rispetto al passato, che di certo non ha portato a grandissimi risultatati. Anche se la situazione di crisi mondiale dell'economia, che ha colpito i più potenti paesi che fanno parte dell'ONU, non sembra essere un buon proposito per l'andamento del COP17.

27/11/11

Professionisti green.





Se cambia il modo di fare economia, di vedere le aziende in una prospettiva di sostenibilità, si deve anche parlare di nuove professioni che nascono all'interno di questo nuovo sistema. Delle professioni green ovviamente, in molti negli ultimi tempi stanno cercando di definire questi nuove figure.

Oramai il green sta diventando un settore vero e proprio, con delle sue caratteristiche specifiche e che richiede particolari abilità.specializzazioni e formazioni. Nuovi attori, che dovranno essere in grado di attuare anche un nuovo sistema di comunicazione con i cittadini, per giungere alla loro sensibilità e coscienza.

Analizziamo alcune di queste figure.
Progettista di energie rinnovabili, che analizza le varie fonti di energia e soprattutto cerca di valutare la compatibilità con il territorio in cui verrà inserita. Energy manager, che insieme agli operatori specializzati non dovrebbe mai manca all'interno di un'azienda che si propone obiettivi di sostenibilità. Certificatore energetico e geometra ambientale, che al normale lavoro di geometra, affiancano competenze per quanto riguarda materiali eco-compatibili e a basso consumo energetico. Architetto paesaggistico, che si occupa della progettazione e della valutazione di spazi aperti. Agronomo, agricoltore bio, sono tre figuri apparentemente simili, ma che rivestono ruolo differenti per quanto riguarda la coltivazione. Eco-auditor, che verificano l'applicazione dei codici etici lungo tutte le filiere industriali.

Queste sono quelle più particolari e che richiedono una particolare formazione. Anche se non mancano nuove professioni molto particolari, come l'eco-chef o l'eco-parrucchiere. Ma c'è anche un mobility manager, che si occupa degli spostamenti degli operai con il minimo impatto ambientale. Ed ancora, il diplomatico dell'ambiente e il gestore dei conflitti ecologici. Anche se l'unico attore di cui si veramente alla ricerca e che dovrebbero dominare la scena, è l'imprenditore, colui che è disposto ad investire in questi nuovi settori di cui ne abbiamo bisogno oggi più che mai.






26/11/11

Agroecologia, pensaci tu!





La popolazione sulla terra è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni e non sembra arrestarsi. Ad oggi siamo quasi 7 miliardi e si prospetta che nel 2050 saremo addirittura in 9 miliardi. Il problema principale che risalta immediatamente è legato alla questione dell'alimentazione, le coltivazioni e di come la natura in un qualche modo si stia rivoltando contro l'uomo.

Ciò su cui si vuol puntare l'attenzione è appunto quel nuovo modo di fare agricoltura, che è stato definito appunto agroecologia, termine legato ai nuovi principi e metodi che si vogliono attuare in questo settore. Il termine ecologia, che viene affianca a quello di agricoltura indica appunto di come si voglia rivolgere l'attenzione anche a problemi legati all'ecostistema, a tematiche socioeconomiche e culturali. Ma anche preservare la biodiversità,incrementare l'autosufficienza delle risorse naturali, l'avvicendamento delle culture. Un modo che permetterebbe di portare in tavola cibi sani e genuini e soprattutto di poter tornare in armonia con la natura.

Inevitabilmente l'uomo negli ultimi anni ha approfittato dei suoi spazi, dei frutti e di tutto quanto aveva a disposizione. Adesso si iniziano a sentirne le conseguenze, anche e soprattutto a livello climatico. L'America Latina è uno dei più grandi esempi di agroecologia che si sono registrati al giorno d'oggi. Il territorio, devastato più di ogni altro dallo strapotere delle multinazionali e dalla loro sperimentazioni, sta cercando di ristabilire un certo equilibro con la natura, attuando un'innovativa politica di sostenibilità non solo economica e sociale, ma anche e soprattutto ambientale.

L'esempio dell'America Latina sta arrivando anche in Italia, dove ancora c'è un forte attaccamento ad un'agricoltura si biologia, ma fortemente condizionata dall'utilizzo di medicinali prodotti in laboratorio. È una strada ancora molto lunga, che si sta cercando di creare a poco a poco, coinvolgendo tutti gli strati della società e anche dell'economia. E in particolar modo nel nostro paese non si vuole evitare di abbandonarla, vista la secolare tradizione e la fama che l'Italia ha in questo settore.

25/11/11

No al nucleare, adesso è certo


Abbiamo fatto un referendum recentemente, si è discusso per anni per una sua possibile attuazione, ma solo adesso è arrivata la conferma: l'Italia è un paese che non ha bisogno del nucleare. E a dirlo non è un politico dell'opposizione o un ambientalista convinto, ma un uomo di scienza.

Le notizie provengono dal CRN, precisamente dal fisico Andrea Rossi Villini, che ha analizzati i dati del GSE (Gestore servizi energetici) e li ha resi noti lo scorso ottobre in occasione del Green Workshop che si è tenuto a Carloforte, in Sardegna.

La sostanza di questi dati è che il sistema di fotovoltaico installato in Italia negli ultimi mesi, hanno avuto una produzione di energia pari a quella prodotta da quattro ipotetici reattori nucleari. In termini numerici in Italia si è prodotto circa 10,5 GW, che potrebbero arrivare a 14 entro la fine dell'anno. In questo siamo secondi solo alla Germania, che ne ha prodotto 17 GW, posizionandoci come leader mondiali. L'Italia infatti si trova ad essere tra i primi paesi al mondo, addirittura prima di Stati Uniti e Cina. Ma forse non tutti conoscono questi dati.

Il commento del fisico è stata alquanto incisivo, in quanto dati alla mano, ha dimostrato come fino ad ora tutta la campagna a favore del nucleare è stata portata avanti con finalità politiche. L'impossibilità di installare e di usufruire delle fonti rinnovabili è stata frutto di questa visione distorta della situazione. Installare sistemi fotovoltaici, rinnovabili ed ecocompatibili, significa pensare in modo diverso a questa problematica. Il risultato del referendum è stato significativo e per un po' sembra aver alleviato le polemiche. Ma ecco che ritorna nuovamente il tema delle rinnovabili e del loro utilizzo e a qualche mese di distanza la scelta degli italiani sembra essere stata confermata.

24/11/11

Sprechi, ecco le nuove regole

Se fino a qualche tempo fa erano solo tre le R da seguire parlando di rifiuti e prevenzione ambientale, adesso le regole sono diventate sette. Dopo riusa, ricicla e riduci sono stati aggiunti ripara, risparmi, risorse ripresa. La popolazione negli ultimi anni è aumentata esponenzialmente, la natura inizia a ribellarsi e quindi si cerca di porre un rimedio e di sensibilizzare al massimo su questa tematica.

La popolazione, appunto. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Unione Europea che sta cercando di correre ai ripari per limitare i danni, la natura inizia a sentire il peso dei rifiuti che continuano ad aumentare in proporzione agli abitanti della terra. Ha indetto una serie di regole, appunto le sette R, puntando a farle diventare delle buone abitudini, partendo dai cittadini più piccoli.

Cosa prevede questo programma?
  • Riciclare il più possibile e nel modo adeguato. Infatti un buona separazione dei rifiuti, significa anche uno sfruttamento migliore degli stessi. 
  • Riusare il più possibile qualsiasi cosa che spesso buttiamo per pigrizia, magari reinventando qualcosa. 
  • Ridurre gli inutili sprechi, tra tutti l'utilizzo dei sacchetti di plastica al supermercato, preferendo quello di carta o quelli biodegradabili. 
  • Riparare qualsiasi cosa, piuttosto che buttarla. 
  • Risparmiare, con l'investimento in prodotti più durevoli e più sicuri. 
  • Scoprire il carattere di risorsa che possono avere anche i rifiuti. 
  • Ed infine ripresa, un modo per immaginare un futuro migliore, attraverso la comunicazione e la condivisione di tutto quanto detto finora.


La parola chiave di tutto è quindi di prendere delle buone abitudini. Informarsi, sapere, conoscere e mettere in atto tutto questo. Un modo per migliorare sia il nostro tempo, ma per giungere ad assicurare un futuro migliore alle generazioni prossime. Bastano piccoli gesti quotidiani che possono fare la differenza.